La verità sul compenso dei concorrenti ai giochi televisivi: le cifre reali che non dicono

I concorrenti dei principali giochi televisivi italiani, come quelli selezionati per programmi a premi molto popolari, spesso si trovano al centro di grandi aspettative riguardo ai compensi e alle vincite. Tuttavia, la realtà economica dietro la partecipazione a questi show è ben diversa dall’immagine di lauto guadagno spesso diffusa nel sentire comune. Per molti, la partecipazione rappresenta soprattutto un’esperienza unica e la possibilità, a volte remota, di portare a casa premi importanti. Ma quali sono le vere cifre corrisposte ai concorrenti, e perché gran parte di queste informazioni resta nell’ombra?

La struttura dei compensi: gettone di presenza e premi reali

Uno degli aspetti meno noti ma fondamentali è la distinzione tra il gettone di presenza e il premio potenziale legato alla vittoria. All’interno di format come “Affari Tuoi”, trasmesso dalla Rai, i concorrenti chiamati “pacchisti” – cioè coloro che rappresentano le diverse regioni nella gara – ricevono un compenso fisso minimo a ogni partecipazione. Stando alle più recenti indiscrezioni, tale gettone ammonta a circa 50 euro per ogni puntata a cui si prende parte, erogato in gettoni d’oro. Questa forma di ricompensa è ormai prassi consolidata in diversi programmi, sebbene spesso non venga mai menzionata ufficialmente nelle trasmissioni o nei regolamenti resi noti al pubblico.

Quanto al premio in palio, invece, questo può raggiungere valori elevati – nel caso di “Affari Tuoi”, fino a 300mila euro – ma riguarda esclusivamente il concorrente che effettivamente arriva in finale e vince. Il meccanismo di selezione è totalmente casuale: la regione e quindi il “pacchista” designato viene scelto tramite sorteggio, condizione che comporta per molti una lunga attesa sul set prima di partecipare realmente al gioco. Coloro che non vengono mai selezionati ricevono solamente il gettone di presenza, senza alcuna possibilità di incassare i premi principali.

Cosa si nasconde dietro il gettone di presenza

Nonostante la cifra di 50 euro a puntata possa sembrare modesta, è importante precisare che raramente questa somma corrisponde all’effettivo importo percepito dal concorrente. I compensi, infatti, sono corrisposti in gettoni d’oro, formula che comporta oneri di conversione (cioè costi aggiuntivi per il cambio dei gettoni in valuta) e che è soggetta a detrazioni fiscali. Dopo la conversione e la tassazione, il valore netto incassato diventa inferiore a quello nominale dichiarato in trasmissione.

Un altro aspetto spesso tenuto nascosto riguarda il rimborso spese offerto ai concorrenti. Nella maggior parte dei casi, i partecipanti che provengono da altre regioni vedono interamente coperte le spese di viaggio, vitto e alloggio dalla produzione. Questa forma di rimborso, seppur non costituisca un vero compenso aggiuntivo, consente ai concorrenti di soggiornare gratuitamente a Roma durante la loro permanenza negli studi televisivi, a volte per diverse settimane in attesa di essere chiamati a giocare.

Premi elevati: tra vincoli, tassazione e realtà

Quando si parla di vincite consistenti, come nel caso dei 300.000 euro potenzialmente concedibili in alcuni giochi, è fondamentale chiarire che il valore nominale non corrisponde in alcun modo a ciò che effettivamente arriva nelle mani del concorrente. Le cifre annunciate in trasmissione sono infatti lordi e soggette a un regime fiscale rigido, a cui si aggiungono le commissioni (talvolta non indifferenti) richieste dagli istituti bancari che convertono i gettoni d’oro in denaro liquido.

Già il meccanismo dei gettoni d’oro, introdotto storicamente per motivi fiscali e regolamentari, rappresenta una significativa complicazione. La pagina Wikipedia dedicata spiega come questa forma di pagamento sia adoperata per differenziare le vincite da redditi ordinari, ma di fatto obbliga il vincitore a passaggi supplementari che, sommati alle imposte sul reddito, portano a una riduzione anche del 20-25% rispetto al valore annunciato. Il risultato è che, a fronte di una vincita pubblicizzata da 100.000 euro, il netto effettivo potrebbe aggirarsi attorno ai 75.000 euro, se non meno, una volta decurtate anche le ulteriori spese amministrative.

A questo si aggiungono le tempistiche: la liquidazione completa richiede spesso diversi mesi, complice la necessità burocratica di consegnare fisicamente i gettoni, avviare la procedura bancaria di conversione e, infine, attendere l’accredito della somma netta.

Il mito del guadagno facile in TV

La dilagante idea che i concorrenti dei giochi televisivi siano pagati profumatamente si scontra dunque con una realtà molto più prosaica. La retribuzione reale di tutti coloro che siedono nelle prolungate attese degli studi televisivi, spesso orgogliosi di rappresentare la propria regione o famiglia, è minima e strutturata principalmente come rimborso. Se non si è chiamati a giocare, il gettone di presenza resta l’unico guadagno, e anche i cosiddetti “super-premi” sono, in realtà, decurtati e dilazionati.

Trasparenza e diritto all’informazione

  • I regolamenti ufficiali raramente dettagliano la reale struttura dei compensi, alimentando così miti e supposizioni tra il pubblico.
  • Produzioni e reti spesso evitano di citare pubblicamente il valore del gettone di presenza per non svilire l’aspettativa di “evento eccezionale” associata a questi programmi.
  • Anche il trattamento fiscale sulle vincite è poco noto ai più: la tassazione sui giochi a premi resta una materia complessa e, in Italia, avvantaggia nettamente le produzioni rispetto ai fortunati vincitori.
  • Nessun concorrente riceve stipendi o compensi fissi da professionista: la logica che guida i giochi televisivi non è quella di un “lavoro”, ma di una partecipazione saltuario e temporanea.

L’intero sistema retributivo che ruota intorno ai giochi televisivi in Italia si basa quindi su una rigida selettività e su cifre ben più contenute rispetto alle aspettative. Spese coperte e gettoni di presenza rappresentano spesso il massimo che la maggior parte dei partecipanti possa realisticamente aspettarsi; solo una piccola percentuale riesce a conquistare premi importanti, ma dovrà sempre scontrarsi con la doppia barriera della conversione e della tassazione.

Alla luce di questi elementi, la presunta opacità nella comunicazione delle cifre reali non è frutto di volontà malevole, ma risponde a una prassi consolidata a livello produttivo e fiscale. Il fascino del gioco televisivo, per molti, risiede nel sogno e nella visibilità più che nella monetizzazione concreta della propria presenza in studio. È questa la vera, spesso taciuta, dinamica economica che regola la partecipazione dei concorrenti ai giochi televisivi italiani.

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